giovedì 30 aprile 2015

L'Italia snobba il genere "fantastico": la crisi spegne la fantasia?

Leggevo un articolo sul Corriere della Sera, qualche settimana fa: in Italia, a differenza di tanti altri Paesi, non si scrive più del genere fantastico (intendo il fantastico escluso fantasy, horror, fantascienza, che hanno una loro connotazione forte e ben delineata). O meglio, è stato soppiantato da altri temi, dimenticato. Eppure una certa tradizione popolare, seppure lontana per esempio dalla cultura britannica o francese, l'abbiamo avuta. Si pensi a Italo Calvino o a Carlo Collodi...
I romanzi e la narrativa degli ultimi anni si concentrano in tre macroaree di genere: il neorealismo sociale, il fantasy e il romantico (o se preferite "romance"). Sul fantasy c'è poco da dire: quando Tolkien fu riesumato con le kolossali trasposizioni cinematografiche, una quindicina di anni fa, venne aperto un filone d'oro. Entrando in libreria o consultando un qualsiasi catalogo, il dominio totale di questo genere è evidente; per non parlare dei cataloghi di libri editi col self publishing. Anche il "romance" domina, bensì le classifiche! La quasi totalità delle scrittrici (in media di giovane età) pubblica storie romantiche, con divagazioni più o meno dichiarate nell'erotico.
Resta quella che, perlomeno nel mainstream, è la via più battuta: il romanzo sociale. Lo battezzo "neorealismo" (ma sarebbe meglio "neoneorealismo") perché sembra di rivivere il Dopoguerra, con descrizioni crude di città spaesate dalla crisi economica, personaggi alienati e in cerca di identità, un'umanità poco invidiabile. Agli italiani piace parlare di ciò che vedono per strada, di ciò che vivono sulla propria pelle. Ma non sarebbe ora di provare a far volare un po' la fantasia? Non c'è bisogno di uscire per un istante dalla famigerata "crisi", almeno tra le righe dei romanzi? Dobbiamo per forza continuare a farci del male descrivendo un mondo tanto brutto? O sarebbe meglio un po' di finzione, non per forza leggera, ma quanto meno divagante?
Mi facevo queste domande, leggendo il giornale. Io tifo il fantastico. E ci ho provato, in realtà ben prima della crisi. Sarà stata colpa mia? Aaargh!

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